Intervento di Massimo Donà alla X Edizione 2018 della Scuola estiva internazionale di alta formazione filosofica (International summer school of higher education in philosophy, École d’été internationale en philosophie) “Metafore: figure dell’alterità”, fondata da Elio Matassi – Castelsardo (Sassari).


La lettura dell’Orlando Furioso proposta da Massimo Donà muove dall’idea secondo cui la scrittura ariostesca, nel descrivere il mondo e dunque l’orizzonte dell’esperienza, li trasfiguri mostrando la loro natura originariamente metaforica. Nel Furioso, infatti, il poeta emiliano mostrerebbe come quello stesso mondo che di norma sembra ordinato e regolato da leggi necessarie, sia in realtà assolutamente disordinato, contingente e gratuito, in quanto custode, nel proprio cuore più profondo, di una incondizionata potenza  trasfiguratrice… destinata, in quanto tale, a produrre fratture e rotture che lo sguardo intellettuale astratto mai riuscirà a decifrare o giustificare in base ai propri principi ed alla regolarità dai medesimi comunque implicata. Proprio tali rotture, tali inciampi, tali improvvise deviazioni dovrebbero dunque farci sospettare che l’ordine da noi ritenuto intranscendibile non restituisca affatto la vera immagine dell’esistente – ma, come ogni autentica metafora, dica qualcosa che nulla ha a che fare con il significato esplicito, che la ragione ritiene sia il “suo” (dell’esistente), ma di quest’ultimo costituisca piuttosto la più radicale “negazione”.

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